Abuso d’ufficio, Ddl Nordio cancella il reato: cosa cambia e quali erano le pene

Blog

L’attuale formulazione dell’articolo 323 del codice penale, prevede che un pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio viene perseguito se, nell’esercizio delle sue funzioni, produce per se o per altri un danno o un vantaggio patrimoniale in contrasto con la Legge. Si sanziona con la pena da uno a quattro anni di reclusione. 

La Commissione Giustizia del Senato cancella il reato di abuso d’ufficio.

E’ solo un primo passo, quello che si compie approvando l’articolo 1 del ddl Nordio, ma l’accordo raggiunto in maggioranza sembra ormai blindato. A spiegarlo è la presidente della Commissione, Giulia Bongiorno, che si dichiara soddisfatta per essere riuscita a strappare agli alleati l’ impegno di dar vita ad un tavolo per “rivedere”, a questo punto, “tutti i reati contro la Pubblica Amministrazione”. L’aver voluto cancellare l’abuso d’ufficio, anziché riformarlo, infatti, aveva sottolineato qualche tempo fa la stessa Bongiorno, che è anche responsabile Giustizia della Lega, comporta il rischio per l’amministratore pubblico di vedersi contestati reati ben più gravi, come la corruzione. E pertanto si renderebbe necessario un riesame complessivo della materia.

Ad approvare l’articolo 1 del testo che porta la firma del Guardasigilli Carlo Nordio e a respingere tutti gli emendamenti del centrosinistra sono la maggioranza e Italia Viva, con Ivan Scalfarotto. Il resto dell’opposizione vota contro e contesta l’ abolizione dell’abuso d’ufficio.

Il delitto di cui all’art. 323 del codice penale è da tempo contestato, soprattutto da sindaci e amministratori locali, sia di destra che di sinistra, perché per come è formulato ha ambiti di applicazione molto ampi e poco definiti: questo permette l’apertura di molte indagini proprio a carico di sindaci e amministratori, che però nella quasi totalità dei casi si concludono con archiviazioni o assoluzioni. Gran parte dei sindaci e degli amministratori locali ritiene che sulla base del reato di abuso d’ufficio chiunque e per qualsiasi ragione, anche per interesse personale, può insinuare con un esposto alla procura che un pubblico ufficiale abbia abusato della sua funzione, limitando così moltissimo il suo lavoro.

Sindaci e amministratori sostengono che il timore di incappare in questo reato li porti spesso a evitare di prendere decisioni su provvedimenti che hanno carattere discrezionale, anche i più banali, per il timore di incorrere in procedimenti penali. Questo secondo loro causerebbe in molti casi anche eccessi burocratici che sarebbero alla base di alcune lentezze della pubblica amministrazione.

La tesi critica verso l’abuso d’ufficio è sostenuta anche da diversi esperti di diritto che ritengono che il reato vada riformato o abolito, ma ce ne sono anche molti altri che pensano che vada bene com’è e che sia molto sbagliato pensare di abolirlo, come sta cercando di fare il governo di Giorgia Meloni con la riforma della Giustizia del ministro Carlo Nordio.

Oltre a ritenere che l’abuso d’ufficio intervenga contro violazioni che altrimenti rimarrebbero impunite, molti giuristi favorevoli a questo reato sostengono che l’apertura di indagini per abuso d’ufficio sia spesso utile a individuare reati più gravi nella pubblica amministrazione, di cui altrimenti non ci si renderebbe conto: l’ampiezza e la minore gravità dei casi a cui si applica l’abuso d’ufficio permette infatti di aprire indagini con maggiore frequenza di quel che si può fare, per esempio, per un reato più grave come la corruzione (che rientra tra quelli che si possono commettere nell’esercizio di funzioni pubbliche).

I sostenitori dell’abuso d’ufficio ritengono inoltre che non abbia senso abolirlo mentre resta in vigore il reato che punisce l’omissione di atti d’ufficio (art. 328 del codice penale): cioè il reato che commette chi rifiuta ingiustamente o ritarda l’approvazione di un atto pubblico che invece avrebbe bisogno di entrare in vigore con urgenza.

Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Ut elit tellus, luctus nec ullamcorper mattis, pulvinar dapibus leo. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Ut elit tellus, luctus nec ullamcorper mattis, pulvinar dapibus leo.